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Decreto Lavoro verso la conversione: le proposte di emendamento dell’ANCI

Le ipotesi emendative fanno riferimento al decreto legge 48/2023 recante "Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro”

7 GIUGNO 2023

ANCI ha presentato in Senato, in sede di conversione del decreto legge 48/2023 recante “Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro”, alcune proposte emendative facenti riferimento alla nuova misura  denominata “Assegno di inclusione – ADI”.
 
Tra le proposte emerse da ANCI emerge la volontà di modificare alcuni articoli. Nello specifico gli articoli 4, 6, 8, 12, 13. In particolare ANCI ritiene sia troppo oneroso, per una platea di nuclei fragili che comprendono persone con disabilità o ultra sessantenni, nonché famiglie con minori, richiedere di presentarsi ogni 90 giorni ai servizi sociali o presso gli istituti di patronato per aggiornare la propria posizione, pena la sospensione del beneficio. Cos’ come ritiene necessario, ricomprendere tra i destinatari degli interventi di inclusione sociale finanziati attraverso il Fondo povertà anche persone e famiglie che pur in condizione di estrema povertà, come certificata dai competenti servizi sociali dei Comuni.
 
In aggiunta al fine di garantire continuità nella protezione di nuclei particolarmente fragili e non attivabili al lavoro nella fruizione del RDC in ragione della numerosità della platea, ANC ritiene necessario sopprimere il termine del 30 giugno e inserire il riferimento al termine dei sette mesi per la comunicazione a INPS attraverso la piattaforma Gepi, già operativa. Così come, al fine di mettere a disposizione un’offerta quanto più ampia possibile di Progetti utili alla collettività (PUC) ai beneficiari dell’Assegno di Inclusione e del Supporto alla formazione e al lavoro, si ritiene necessario, vista anche l’esperienza maturata sui territori, contemplare nell’offerta anche i PUC attivati da altri Enti pubblici oltre i Comuni e dagli Enti di Terzo settore. Per garantire ciò sarebbe opportuno il subentro di tutti i Comuni nell’ANPR che permetterebbe la verifica del requisito di residenza per tutti i componenti il nucleo familiare, del requisito dei due anni continuativi per il richiedente, e dei 5 anni per qualora possibile.