
Lavoro straordinario, necessità dell'autorizzazione della amministrazione
La Corte Cassazione, (Sez. Lav.), ordinanza n. 4574 del 21 febbraio 2025, si pronuncia sull’autorizzazione al lavoro straordinario nel pubblico impiego, affrontando la questione dell’autorizzazione implicita
15 APRILE 2025
Arriva dalla Cassazione un’importante precisazione in materia di compensi per lavoro straordinario nella Pubblica Amministrazione. Con la ordinanza n. 4574 del 21 febbraio 2025, la Suprema Corte ribadisce infatti che il pagamento dello straordinario è legittimo solo in presenza di una preventiva autorizzazione dell’ente pubblico. Secondo i giudici, infatti, l’autorizzazione non è un semplice atto formale, ma implica la verifica preliminare dell’interesse pubblico che giustifica lo straordinario, nonché della disponibilità economica dell’amministrazione in linea con le previsioni del bilancio.
La Cassazione precisa anche che, laddove tale autorizzazione sia stata concessa in modo errato o contraria alle norme contrattuali, il lavoratore ha comunque diritto al compenso previsto. Un chiarimento fondamentale per evitare interpretazioni sbagliate da parte degli enti pubblici, che spesso rischiano di penalizzare i propri dipendenti per errori amministrativi.
Compenso versato indebitamente? Non può essere restituito dal lavoratore
Al centro della questione anche il tema dell‘irripetibilità del compenso erogato erroneamente. I magistrati richiamano l’articolo 2126 del Codice Civile, affermando che, qualora il lavoro straordinario sia stato concretamente svolto, il dipendente ha diritto di ricevere il relativo compenso, anche se questo dovesse risultare successivamente non dovuto per ragioni giuridiche o contabili.
Ciò significa, in termini semplici, che una volta effettuato il pagamento, la Pubblica Amministrazione non può pretendere la restituzione delle somme già erogate al lavoratore. Non sarà il dipendente, dunque, a subire le conseguenze di eventuali errori nella gestione contabile delle autorizzazioni.
La decisione
La decisione della Corte mette infine al centro un altro punto essenziale: la responsabilità per eventuali indebiti pagamenti ricade direttamente sui funzionari o dirigenti che hanno autorizzato impropriamente il lavoro straordinario.
La pronuncia della Cassazione invita quindi gli enti pubblici a un’attenzione maggiore nella gestione amministrativa e contabile delle risorse umane. Un monito chiaro, che sposta l’attenzione dai lavoratori – tutelati costituzionalmente – ai dirigenti, obbligati a garantire la correttezza delle