Pubblico impiego: discriminazione di genere e del lavoratore part-time
Attraverso l'ordinanza n. 4313/2024 la Corte di Cassazione ha affermato che l’automatismo tra la riduzione dell'orario di lavoro e l'anzianità di servizio genera discriminazione nei confronti dei lavoratori a tempo parziale e delle donne
6 MARZO 2024
Attraverso l’ordinanza n. 4313 del 19 febbraio 2024, la Corte di Cassazione, Sez. Lavoro, ha sottolineato che la predominanza delle donne nell’occuparsi di lavori a tempo parziale è legata al diffuso ruolo sociale che esse svolgono nell’ambito familiare e assistenziale. Pertanto, la discriminazione nella progressione economica dei lavoratori part-time significherebbe penalizzare indirettamente le donne, che già affrontano difficoltà nell’accesso al mondo del lavoro.
Il caso
Un’impiegata a tempo parziale dell’Agenzia delle Entrate ha citato in giudizio il datore di lavoro e un collega per denunciare la discriminazione subita durante una selezione interna per un miglioramento salariale. L’Agenzia delle Entrate ha attribuito alla lavoratrice un punteggio inferiore nella valutazione dell’anzianità di servizio per la progressione economica, basandosi sulle ore lavorate, in proporzione al tempo parziale, rispetto ai colleghi a tempo pieno con la stessa anzianità. Questo ha portato il punteggio finale della lavoratrice a essere inferiore a quello del collega, nonostante avrebbe potuto essere superiore se la sua anzianità di servizio fosse stata valutata senza considerare le ore lavorate.
La decisione
La Cassazione, con l’ordinanza in questione, ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando che il giudice del merito ha correttamente considerato che all’interno di tale Amministrazione sono principalmente le donne a richiedere il lavoro part-time. Di conseguenza, deprezzare il part-time ai fini delle progressioni economiche orizzontali equivale a penalizzare le donne rispetto agli uomini in termini di miglioramenti salariali. I giudici della Corte Suprema sottolineano che la significativa presenza femminile nella scelta del lavoro part-time è dovuta al loro ruolo predominante nell’ambito familiare e assistenziale, evidenziando così come la discriminazione nella progressione economica dei lavoratori part-time colpisca indirettamente le donne già svantaggiate nell’accesso al mondo del lavoro.