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L’ipotesi di rinnovo del Ccnl del comparto sanità

Il 15 giugno è stata siglata l’Ipotesi di contratto per il rinnovo del comparto del Servizio sanitario nazionale, comunemente detta “Preintesa”, per il triennio 2019-2021. Si tratta di un atto pattizio provvisorio che dovrà ottenere l’integrazione di efficacia dal Comitato di Settore con l’autorizzazione alla sottoscrizione definitiva e dalla Corte dei Conti
 

4 LUGLIO 2022

Il 15 giugno è stata siglata l’Ipotesi di contratto per il rinnovo del comparto del Servizio sanitario nazionale, comunemente detta “Preintesa”, per il triennio 2019-2021. Tecnicamente si tratta di un atto pattizio provvisorio che dovrà ottenere l’integrazione di efficacia dal Comitato di Settore con l’autorizzazione alla sottoscrizione definitiva e dalla Corte dei Conti riguardo alla compatibilità dei costi; nelle procedure di controllo è ancora previsto, irritualmente, l’intervento del MEF. A giudicare dalle esperienze del passato, ci vorranno circa tre mesi per arrivare alla firma definitiva ma c’è da tenere conto della presenza del mese di agosto all’interno del periodo. Tutte le dichiarazioni rilasciate a caldo dai rappresentanti istituzionali della parte pubblica e dai sindacati sono state formali e ufficiali, ma non poteva obiettivamente che essere così. E’ chiaro che non era il momento o l’occasione giusta per ricordare polemicamente che la stipula arriva dopo 4 anni e 1 mese  dalla sottoscrizione dell’ultimo contratto e riguarda una tornata contrattuale scaduta, comunque, da tre anni e mezzo. E’ logico, quindi, che le controparti ufficiali abbiano espresso soddisfazione e ottimismo per la avvenuta chiusura delle trattative. Più singolare è invece il commento di chi ha esaltato il contratto come  “veramente innovativo”, affermazione che nel medio e lungo periodo sarà ampiamente smentita. Per lunghi mesi è stato dibattuto quale fosse la figura protagonista del rinnovo, in quanto le due più numerose categorie – infermieri e operatori sociosanitari – avevano entrambe motivazioni valide per ritenere che questo fosse il “loro” contratto. In conclusione, non è stato né il contratto degli infermieri né quello degli OSS – come molti volevano o temevano – bensì di tutti i profili ed ex categorie, anche se francamente sembra che la presenza del personale amministrativo sia quasi tollerata o incidentale  perché per l’ennesima volta non si rileva una sola norma specifica dedicata alla funzione amministrativa. I profili del personale amministrativo (coadiutore, assistente e collaboratore) costituiscono il 10% del intero complesso dei lavoratori della Sanità pubblica e, a volte, si sentono “ospiti” in mezzo alla stragrande maggioranza di sanitari. Ma la line amministrativa  è titolare di funzioni e di linee di attività che comportano precise responsabilità giuridiche, professionali ed erariali che non possono essere banalmente definite di supporto e si può affermare che il personale amministrativo è il garante del principio di legalità. I contenuti del CCNL sono in talune parti estremamente complessi e c’è forse da chiedersi perché le parti hanno voluto cambiare così tante norme quando era sotto gli occhi di tutti che molte di quelle del 2018 erano ancora in fase di lenta e difficoltosa messa a regime. Forse si è esagerato con la “innovazione”.