Il Consiglio di Stato, (Sez. III), nel decreto del 2 dicembre 2021, n. 6401, ha respinto i dubbi prospettati da un operatorio sanitario non intenzionato a vaccinarsi
6 DICEMBRE 2021
Il bilanciamento tra l'interesse personale sanitario a non vaccinarsi e la protezione della salute collettiva non può che risolversi a favore di quest'ultima. Difatti, i dubbi o timori individuali o di gruppi di cittadini, fondati su ragioni scientifiche aleatorie, non possono in nessun caso inficiare la tutela del diritto fondamentale alla salute della collettività. In tale contesto, la volontaria mancata vaccinazione di particolari categorie di soggetti, come il personale sanitario, è circostanza di enorme gravità perché si esporrebbero malati e pazienti al pericolo di contagio proprio da parte di coloro che sarebbero tenuti a garantire le migliori cure. È quanto ha chiarito la sezione III del Consiglio di Stato nel decreto del 2 dicembre 2021, n. 6401.
I giudici di Palazzo Spada hanno ribadito che, per coloro che entrano in contatto con cittadini in condizione di vulnerabilità, la vaccinazione diviene misura indispensabile per evitare un nuovo, tragico aumento di contagi, ricoveri e vittime. Il danno irreparabile lamentato dall'operatore sanitario nel caso sottoposto al giudizio della Corte, sulla base di dubbi scientifici non dimostrati, si concretizzerebbe piuttosto per la collettività dei pazienti e la salute pubblica, specie alla luce degli evidenti effetti benefici cagionati negli scorsi mesi dall'erogazione di decine di milioni di vaccini nel Paese.