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Nuovi concorsi pubblici: verso criteri più rigidi per la valutazione dei titoli

I correttivi alla disciplina introdotta dall'art. 10 del Decreto Aprile rispondono ai dubbi sollevati da molti nelle scorse settimane

7 MAGGIO 2021

La riforma dei concorsi pubblici ha conferito valore diretto ai titoli e all'eventuale esperienza professionale posseduta dal candidato. Non solo le certificazioni rilevano nella formazione del punteggio finale, ma possono essere utilizzate addirittura per attuare una vera e propria pre-selezione. Tale circostanza, come si legge sul Sole 24 Ore, ha fatto però storcere il naso a molti, dubbiosi circa l'opportunità e la correttezza di questa forma di valutazione. Stanno dunque giungendo interventi correttivi (nella forma dell'emendamento al decreto legge n. 44/2021) alla riforma, fissando al limite del 33% il valore massimo che può essere riconosciuto nel punteggio complessivo a titoli ed esperienza, come del resto già prevede la legge n. 56/2019.

Inoltre, per i profili qualificati dalle PA ad elevata specializzazione tecnica o amministrativa, la nuova disposizione raccomanda di condurre la fase di valutazione dei titoli tenendo bene a mente la natura e le caratteristiche delle posizioni bandite. Ad ogni modo, nell'ipotesi in cui siano richiesti titoli non attinenti alla professionalità individuate dal bando, si potrà pur sempre far ricorso al giudice amministrativo.