Questa decisione emerge dalla sentenza numero 537 del 2025, in cui il tribunale ha accolto il ricorso di una società che intendeva costruire un complesso residenziale in un'area già urbanizzata. La zona, classificata come residenziale di espansione, richiedeva inizialmente l'approvazione di piani attuativi specifici per l'edificazione, simili a lottizzazioni convenzionate.
Il caso
Il rifiuto iniziale del comune, basato sull'assenza di un piano attuativo, è stato giudicato illegittimo dal TAR. Il tribunale ha chiarito che il permesso di costruire convenzionato rappresenta un'alternativa valida agli strumenti urbanistici tradizionali, progettato per favorire il recupero del patrimonio urbanistico attraverso interventi semplificati e procedure accelerate. Questo approccio permette di soddisfare le necessità di urbanizzazione sotto la supervisione comunale attraverso modalità negoziali, senza compromettere la legalità edilizia e l'interesse pubblico.
La sentenza evidenzia inoltre che l'attuazione del permesso di costruire convenzionato non altera le normative esistenti in materia di urbanizzazione, come quelle stabilite nel Testo Unico dell'edilizia e altre leggi correlate. La sua applicazione rimane circoscritta alle situazioni in cui le esigenze urbanistiche e di infrastrutturazione sono meno complesse, e non può essere utilizzato come sostituto sistematico della pianificazione urbanistica attuativa.
Questo caso segna un importante precedente nella gestione dell'urbanizzazione nelle aree già parzialmente sviluppate, facilitando interventi edilizi che altrimenti richiederebbero procedure più lunghe e complesse, promuovendo un equilibrio tra sviluppo efficiente e rispetto delle normative urbanistiche e ambientali.