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Atlante dei dati ambientali 2024: oltre il 40% dei Comuni obbligati al ripristino delle aree urbane dal 2031

Presentato dall’ISPRA, durante la manifestazione “Terra Madre”, il documento offre una panoramica dettagliata sugli ecosistemi degradati    
 

14 OTTOBRE 2024

Oltre il 28% dei Comuni italiani sarà tenuto a ripristinare le proprie aree urbane a partire dal 2031, secondo quanto emerso dall’Atlante dei dati ambientali 2024, presentato a Torino durante la manifestazione “Terra Madre” dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Se si includono anche i Comuni periurbani, che rappresentano l’11,6% del totale, la percentuale supera il 40%. Il dato si riallaccia al nuovo regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), entrato in vigore il 18 agosto 2024, il quale impone agli Stati membri dell’UE di garantire il recupero di almeno il 20% delle aree degradate, sia terrestri che marine, entro il 2050.
 
 
L’Atlante, attraverso mappe dettagliate, individua per la prima volta tutti gli ecosistemi urbani che i Comuni italiani dovranno mantenere e migliorare. Solo il 2,3% della copertura arborea nazionale si trova attualmente nelle aree urbane, rendendo necessarie azioni di ripristino su larga scala anche in altri settori come gli ecosistemi agricoli, forestali e fluviali.
 

Cambiamenti climatici e rischio idraulico


L’Atlante ISPRA non si limita a mappare le aree degradate, ma offre anche una sezione dedicata ai cambiamenti climatici, evidenziando l’impatto crescente del riscaldamento globale e la necessità di adottare strategie di adattamento.
Nel 2023, l’Italia ha registrato il secondo anno più caldo dal 1961, superato solo dal 2022, e ha vissuto un decennio consecutivo di anomalie termiche positive. Le precipitazioni cumulate, inoltre, sono state inferiori di circa il 4% rispetto alla media del trentennio 1991-2020, con riduzioni significative nelle aree del Nord e del Centro Italia, così come in Sardegna e Sicilia, che hanno subito condizioni di siccità persistente.
Un altro tema cruciale evidenziato dall’Atlante è il rischio idraulico. Le mappe mostrano che l’11,8% delle famiglie italiane, il 13,4% delle imprese e il 16,5% dei beni culturali si trovano in aree potenzialmente inondabili in scenari di media pericolosità.