6 MAGGIO 2022
IL TAR Lazio, a seguito del ricorso ANCE – insieme ad altre sei imprese – con decreto presidenziale del 15 aprile 2022, ha sospeso la procedura di gara per l’affidamento dei lavori relativi al “Primo stralcio del primo lotto funzionale del Nuovo Porto Commerciale di Fiumicino – darsena pescherecci e viabilità di accesso al cantiere – prima Fase” – indetta il 23 marzo u.s. dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale, ed ha rinviato al 4 maggio prossimo per la trattazione della causa.
L’intervento di Busia
“L’ordinanza di sospensiva del Tar del Lazio della gara per il primo lotto del nuovo porto commerciale di Fiumicino conferma quanto Anac va dicendo da tempo: il prezzo a base di gara non può prescindere da una verifica puntuale della congruità rispetto a costi e prestazioni.
La guerra in Ucraina e l’aggravarsi della situazione internazionale rendono ancora più drammatico l’aumento dei prezzi delle materie prime, già impennatosi precedentemente. Serve un urgente intervento normativo per la revisione dei prezzi negli appalti così da far fronte agli esorbitanti incrementi delle materie prime.
Una sorta di compensazione non soltanto per i lavori pubblici, ma anche per servizi e forniture”. Lo dichiara il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, commentando lo stop del Tar del Lazio alla gara per il porto commerciale di Fiumicino per mancato adeguamento dei prezzi ai rincari delle materie prime.
“Al riguardo – ricorda – l’Autorità ha inviato nei mesi scorsi una richiesta formale ai ministri delle Infrastrutture e dello Sviluppo Economico, e al Presidente della Quinta Commissione del Senato. I meccanismi di adeguamento devono funzionare sia al rialzo quando i prezzi crescono, sia al ribasso, quando si riducono. Non possiamo pensare alla sospensione di tutte le gare in corso. Vanno stabiliti con urgenza meccanismi che consentano di riguadagnare un equilibrio contrattuale, tenendo conto dei costi reali. Se non lo si fa: o alle gare non partecipa nessuno, oppure solo chi poi chiederà varianti con aumento dei prezzi. O accadrà quanto abbiamo visto in questo caso del Porto di Fiumicino, con l’intervento del Tar che accoglie il ricorso e sospende la gara”.
“In questo momento – avverte Busia – non dobbiamo illuderci sperando in un risparmio immediato, ma riconoscere che bisogna avere clausole di adeguamento dei prezzi che tengano conto dei costi reali, indicizzando i valori inseriti nel bando di gara. Altrimenti si vanificherà lo sforzo del Pnrr, perché le gare di appalto andranno deserte, o favoriranno i “furbetti” che punteranno subito dopo l’aggiudicazione a varianti per l’aumento dei prezzi.
Molto meglio stabilire dei meccanismi trasparenti e sicuri di indicizzazione, così da favorire un’autentica libera concorrenza e apertura al mercato plurale, e serietà in chi si aggiudica l’appalto”.
“Non basta, poi – sottolinea – pensare alle gare future. Serve intervenire anche per le gare già in corso.
L’incremento dei prezzi delle materie prime ha un impatto sui contratti in corso e quelli in fase di aggiudicazione. Per i contratti in corso, le condizioni di esecuzione possono divenire proibitive per gli operatori economici se non esistono meccanismi di adeguamento dei prezzi chiari, che possono essere azionati con tempestività. Il legislatore, poi ha previsto meccanismi di dettaglio per la compensazione e per le clausole, ora obbligatorie, di adeguamento prezzi da inserire nei bandi per i lavori, ma non per i servizi. Tali meccanismi funzionano nella misura in cui sono in grado di intercettare correttamente gli oneri per l’esecuzione. Per quanto concerne i servizi, il parametro attuale è un indice che funziona bene in periodi ordinari, non in periodi di turbolenza come quello attuale”.
“E’ evidente – conclude Busia – che le attività che richiedono un maggior consumo di prodotti energetici sono fortemente penalizzate se i meccanismi di adeguamento dei prezzi sono basati su indici generali. Occorre notare che il forte incremento dei prezzi dei prodotti energetici degli ultimi mesi produrrà una spinta alla crescita dei prezzi dei beni e servizi detti energivori o che comunque utilizzano molta energia e ciò determinerà ulteriori spinte sui prezzi e renderà più difficile proseguire con i contratti in corso senza misure di compensazione”.