7 GIUGNO 2019
Con comunicato del 3 giugno 2019 l’ANCI rende noto che si è tenuta a Teramo una conferenza stampa di sensibilizzazione e mobilitazione dei rappresentanti istituzionali dei territori colpiti dal sisma. Accanto al sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, la mobilitazione ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti dell’Anci regionale. Presenti Maurizio Mangialardi Coordinatore nazionale Anci regionale e sindaco di Senigallia, Nicola Alemmano sindaco di Norcia, Aleardo Petrucci sindaco del Comune di Arquata del Tronto, Enrico Diacetti segretario generale Anci Lazio, Luciano Lapenna presidente regionale Anci Abruzzo. Presente anche il presidente della Provincia di Teramo Diego Di Bonaventura e quasi tutti i sindaci del territorio teramano colpito dal sisma.
Il sindaco Gianguido D’Alberto ha aperto l’incontro definendolo come “un forte atto di sensibilizzazione sulle problematiche relative alla ricostruzione, con riferimento all’insufficiente risposta di accoglimento degli emendamenti contenenti le proposte dei Comuni per l’approvazione in Senato della Legge di conversione del decreto Sblocca/cantieri”. Nel corso della conferenza stampa è stata esplicitamente ribadita l’unità dei territori e delle istituzioni del cratere. “Oggi si avvia un percorso di mobilitazione permanente – ha detto D’Alberto – finché a livello parlamentare non si comprenderà la gravità e l’urgenza per uscire fuori da questa sottovalutazione della realtà.” Per il Sindaco di Teramo le responsabilità che hanno portato a questa situazione sono varie e diffuse “E’ chiaro – ha proseguito – che c’è un problema normativo, relativo a come è nato il Decreto sisma ma soprattutto al fatto che non si comprenda ancora che ci si trova in una situazione di emergenza molto seria e destinata a permanere”. Per il Sindaco, in perfetta sintonia con gli altri rappresentanti istituzionali presenti, non si è intervenuti con misure adeguate, straordinarie, che sono necessarie invece per la specifica condizione di straordinarietà. “La prova di ciò – sottolinea sempre D’Alberto – è che il lavoro compiuto dai sindaci e dall’Anci, nell’attuale fase parlamentare di discussione, dibattito e revisione, è stato quasi totalmente ignorato”. Le misure concrete incluse negli emendamenti presentanti dai sindaci del Cratere, sono di intervenire al più presto sul personale, soprattutto per quanto concerne il carico ai Comuni per le istruttorie degli esiti B e C, la cosiddetta ricostruzione leggera. “Hanno riconosciuto la giustezza di ciò – ha sottolineato D’Alberto – ma non hanno dato conseguenza: e allora è inutile che ci date le funzioni se non si ha il personale! Tra gli emendamenti da noi non proposti e invece inclusi nel documento presentato ai senatori c’è n’è uno che parla di 200 unità da distribuire fra USR e Comuni, che sono 139: francamente una risposta risibile, una farsa; si concede un solo professionista a ciascun Comune… Chiediamo una semplificazione forte anche sulla ricostruzione pubblica, con l’inserimento di personale delle società in house. Altra richiesta: risorse per le centrali uniche di committenza che possano svolgere le funzioni di stazioni appaltanti”. D’Alberto ha chiuso con un annuncio: “Domani è in calendario la discussione in Senato per la valutazione degli emendamenti; se non dovessero esserci già le prime, serie, forti risposte, la mobilitazione continuerà e la settimana prossima ci sarà un’iniziativa a Roma organizzata da tutti Sindaci. E’ ora che si facciano scelte definitive e soprattutto giuste per far ripartire realmente la ricostruzione. Non possiamo più deludere i nostri concittadini”.
Il sindaco di Norcia, Nicola Alemmano, ha da parte sua sottolineato l’importanza dell’incontro di oggi: “Abbiamo sentito la necessità di tornare ad esprimerci pubblicamente. Vogliamo continuare a mantenere un rapporto istituzionale importante e a discutere sui tavoli istituzionali”. Alemmano fa quindi riferimento all’incontro di alcune settimane fa con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Conte: “E’ evidente che non possiamo far altro che far sentire più forte la nostra voce, visto che sono stati quasi tutti esclusi gli emendamenti che lo stesso Presidente del Consiglio aveva chiesto di recepire come argomenti del Governo”. Il tema del terremoto è molto complesso – ha proseguito – e contempla aspetti che includono urbanistica, paesaggio, lavoro, misure allo sviluppo economico. La nostra difficoltà reale è di far comprendere quale siano le condizioni in cui versano i nostri territori. Il più grande cantiere da sbloccare è quello del Centro Italia, ma rimaniamo incastrati nella burocrazia, dentro le maglie dei vincoli normativi e giuridici. Nei Comuni, soprattutto i più piccoli dove ricostruire non è solo sinonimo di riabitare, non basterà ricostruire le case ma bisogna creare le condizioni i presupposti perché la gente torni a vivere in quelle case, altrimenti i nostri paesi continueranno a spopolarsi. Noi abbiano bisogno di una revisione delle norme che tendono alla semplificazione: non possiamo impiegare più tempo a istruire una pratica che a costruire un edificio. Non si può chiedere ai Sindaci di riuscire a dare risposte eccezionali con norme ordinarie: per dare una risposta eccezionale occorrono norme straordinarie”. La sua conclusione: “Se domani non si giunge a soluzione siamo ancora a disposizione, ma non possiamo più accettare né per noi né per le nostre comunità, questa condizione”.
Il primo cittadino di Arquata del Tronto, Aleardo Petrucci, ha rilanciato con determinazione: “Siamo stufi delle continue promesse disattese. Abbiamo finora ricevuto un terzo dei finanziamenti, e hanno fuori località come Pescara del Tronto perché secondo chi li ha stanziati lì non si può ricostruire. E’ necessario, allora, che si indichi dove delocalizzare il sito, ma su questo versante nulla. E la gente se ne va. Preferiscono prendere il CAS o stare in albergo. E non tornano più. Se si continua su questa linea, una volta ricostruite le case, chissà fra quanti anni, non ci sarà più nessuno. La popolazione non la teniamo più. Questo è uno degli ultimi appelli, se non ascoltano le nostre richieste, si pensa già ad azioni molto clamorose”. Quindi la chiusura con un appello ai colleghi presenti: “Continuiamo con questo sforzo unitario e urliamo al Governo che abbiamo bisogno di norme speciali”.
Infine le conclusioni del coordinatore nazionale delle Anci Rregionali e sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi: “Noi abbiamo preparato gli emendamenti che dovevano solo essere approvati – ha detto Mangialardi – perché condivisi con il Commissario e il Governo; addirittura li abbiamo scritti noi per facilitare il lavoro: non dovevano far altro, visto anche che non prevedevano grandi cifre. Abbiamo chiesto un provvedimento che parlasse di un terremoto verificatosi nel cuore della nazione, che mettesse in condizione i Sindaci di muoversi e non assumere responsabilità più grandi di loro”. Quindi una nota di allarme: “Temo che il provvedimento non riesca a trovare una concretizzazione; se così dovesse essere, tutto diventa una responsabilità politica e andremo dai parlamentari a chiedere conto delle loro decisioni, perché è ora che si capisca che, per usare un’immagine, se muore Norcia, muore l’Italia. Se non si adeguano le norme alle indicazioni da noi fornite, corriamo il rischio di fare tra vent’anni bei presepi ma senza popolazioni. La responsabilità ora deve essere del Governo, che deve trovare le soluzioni. Il commissario deve comprendere bene qual è il problema: la necessità di semplificare. L’Anci rimane in mobilitazione attiva e istituzionale. Rimaniamo compatti”.