News

I dati ISTAT mostrano come è cambiata la spesa sociale dei Comuni

L’analisi mostra come nel 2020 i Comuni abbiano affrontato un corposo incremento dei bisogni assistenziali

14 APRILE 2023

L’ISTAT ha evidenziato come nell’anno 2020 i Comuni hanno affrontato, a causa dell’emergenza sanitaria, un numero elevato di spese destinate ad affrontare i bisogni assistenziali. Nello specifico è aumentata del 72,9% (da 555 a 959 milioni) la spesa per l’area povertà, disagio adulti e persone senza dimora (dal 7,4% al 12,2% della spesa complessiva). In forte crescita i contributi a sostegno del reddito: 377.000 beneficiari nel 2020. 743mila i beneficiari dei buoni spesa per emergenza alimentare (21.500 nel 2019). Al Sud la spesa pro-capite per il welfare territoriale (66 euro) è la metà della media nazionale (132 euro) e poco più di un terzo di quella del Nord-est (184 euro).
 
Nell’analisi si legge che i Comuni con l’avvento della pandemia hanno registrato un cambiamento nella composizione della spesa, sia per il tipo e la funzione dell’assistenza fornita, sia per le caratteristiche dei destinatari. Complessivamente, sono stati impegnati 9 miliardi e 699 milioni di euro che, al netto delle entrate provenienti dalla compartecipazione degli utenti e del Servizio Sanitario Nazionale, corrispondono a 7 miliardi e 848 milioni di euro (+4,3% rispetto al 2019). Inoltre è aumentata del 72,9% la spesa per l’area di utenza “povertà, disagio adulti e persone senza dimora”, che passa dal 7,4% al 12,2% della spesa complessiva. Fra le altre aree di utenza, quelle che hanno visto aumentare leggermente la spesa sociale sono “Famiglia e minori” (+1,3%) e “Immigrati, Rom, Sinti e Caminanti” (+2,2%), mentre si riduce la spesa per i servizi offerti ai disabili (-5,9%) e agli anziani (-1,7%). In calo anche la spesa per le dipendenze (-8%) che, tuttavia, assorbe una quota marginale della spesa sociale dei Comuni. Aumentano le spese per i servizi generali e la multiutenza (+5,9%).
 
Si legge inoltre che sono oltre 500mila le persone prese in carico dai servizi sociali per problemi di povertà ed esclusione sociale nel 2020 (circa 71mila in più rispetto all’anno precedente). Infatti nel 2019 i beneficiari di questo tipo di interventi erano circa 21.500 persone o famiglie, per la maggior parte rientranti nell’area di utenza “povertà e disagio adulti”, e nel 30% dei casi erano erogati ad anziani, immigrati o persone disabili. I dati hanno altresì mostrato come i beneficiari dei contributi (individui o famiglie) sono passati da circa 226.200 nel 2019 a quasi 377mila nel 2020 e la spesa corrispondente da 158,2 a 262,7 milioni di euro. Mediamente hanno beneficiato di questi contributi lo 0,6% dei residenti, di più al Nord (0,7%) rispetto al Centro (0,5%) e al Sud (0,4%).
 
In conclusione se da un lato i Comuni hanno giocato un ruolo importante nell’aiuto delle famiglie in difficoltà economica durante la pandemia, è stata invece registrata una battuta d’arresto nella fruizione di servizi molto importanti per le famiglie, come l’assistenza agli anziani e alle persone con gravi disabilità e limitazioni nell’autonomia personale. Infatti nel 2020 hanno beneficiato di queste strutture circa 92mila persone, di cui 45mila anziani e 47mila disabili sotto i 65 anni. Gli utenti complessivi sono diminuiti del 10,5% rispetto all’anno precedente, ma il calo più consistente si è avuto nella frequenza delle strutture durante l’anno, a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia. L’ammontare delle rette pagate dalle famiglie è diminuito infatti del 52% (-15 milioni), riducendo così la quota di compartecipazione alla spesa acquisita dai Comuni. Il calo delle rette pagate dalle famiglie è in proporzione il più consistente fra le componenti della spesa: il totale della spesa impegnata (490 milioni) è diminuita del 13,5%, la quota di compartecipazione del Servizio Sanitario Nazionale (141 milioni) dell’11,8% e la quota a carico dei Comuni (335 milioni), al netto di quanto ricevuto dalle famiglie e dal SSN, dell’11,4%.